In una stanza dove un adolescente confronta il vecchio portatile con i modelli in vetrina, la necessità di un nuovo dispositivo diventa pratica quotidiana: lezioni a distanza, compiti, curriculum digitale. In molti comuni e province italiane, le famiglie si rivolgono agli sportelli della Regione perché il costo di un computer o di un tablet pesa sul bilancio. È in questo contesto che nascono le misure note come Bonus Computer 2025, pensate per ridurre il divario tra chi ha accesso alle tecnologie e chi no.
Cosa prevede il bonus e a chi è rivolto
Il termine Bonus Computer 2025 non indica un unico intervento nazionale, ma un insieme di iniziative variegate promosse dalle Regioni per favorire l’inclusione digitale. In pratica, queste misure possono tradursi in voucher da spendere presso rivenditori convenzionati, finanziamenti agevolati con condizioni più favorevoli rispetto al mercato, contributi a fondo perduto o rimborsi delle spese sostenute. Le modalità cambiano a seconda della regione: alcune privilegiano prestiti a tasso ridotto, altre offrono sconti diretti sull’acquisto.

In generale, le iniziative puntano alle famiglie con studenti nel nucleo e a nuclei con redditi contenuti. Le soglie di accesso più comuni menzionate nei bandi regionali si collocano intorno a ISEE pari a 15.000, 25.000 o 30.000 euro: variano per area geografica e per tipologia di intervento. In alcune Regioni sono previste misure aggiuntive rivolte a categorie specifiche, come le persone con disabilità o chi ha bisogni educativi particolari. Un dettaglio che molti sottovalutano: le condizioni precise spesso dipendono dal tipo di device ammesso (tablet vs. laptop) e dalla fascia di prezzo prevista dal bando.
Per esempio, in alcune realtà regionali del Sud è previsto un contributo che copre parte della spesa o garantisce un incentivo per prestiti di entità modesta, mentre le grandi città possono offrire convenzioni con catene di elettronica. Chi vive nei piccoli centri lo nota: l’accesso ai rivenditori autorizzati può richiedere spostamenti o tempi di attesa diversi rispetto alle aree metropolitane.
Come richiederlo e quali documenti servono
Per presentare domanda è quasi sempre indispensabile un ISEE aggiornato. Questo documento viene richiesto dalla maggior parte dei bandi regionali per verificare il requisito reddituale e familiare. L’ISEE si ottiene tramite i centri di assistenza fiscale (CAF) o online dal portale dell’ente previdenziale: è la prima verifica che le regioni compiono prima di valutare la domanda.
Altro requisito ricorrente è l’identità digitale: bisogna essere in possesso di SPID o della CIE per accedere ai portali regionali e inoltrare la domanda. Oltre a questi, i bandi possono chiedere documenti come il codice fiscale, dichiarazioni di stato di famiglia o documentazione che attesti la condizione di studente del componente del nucleo. Un aspetto che sfugge a chi vive in città: le finestre per la presentazione possono essere ristrette e richiedere prenotazione online.
Le procedure prevedono solitamente la pubblicazione di un bando regionale con le date di apertura e chiusura, i criteri di priorità e l’elenco dei dispositivi ammessi. Per questo motivo è importante leggere il bando della propria Regione e verificare le modalità di erogazione: alcuni contributi sono erogati direttamente al beneficiario, altri sotto forma di voucher da spendere in negozi convenzionati o tramite rimborsi dopo l’acquisto. In certe Regioni esistono anche convenzioni per l’acquisto di accessori o servizi di assistenza tecnica inclusi nell’incentivo.
Un’ultima nota pratica: chi intende richiedere il bonus dovrebbe preparare i documenti con anticipo e monitorare il portale regionale, perché i finanziamenti possono essere limitati e assegnati a esaurimento. La misura resta uno strumento concreto per alleggerire il costo di un dispositivo e per chi abita in aree con scarsa offerta commerciale può rappresentare un vantaggio tangibile nella vita quotidiana.
