La stagione finale di Stranger Things sarà divisa in tre volumi: per i Duffer è la scelta ideale per gestire ritmo e climax narrativi.
La chiusura di Stranger Things si avvicina, e i fratelli Duffer hanno confermato che la stagione 5 non solo avrà un inizio in stile Avengers: Endgame, ma arriverà anche in tre volumi separati. Una decisione che ha sorpreso i fan, ma che i creatori della serie definiscono parte integrante della strategia narrativa. Il primo blocco di episodi debutterà su Netflix il 26 novembre, il secondo sarà disponibile il 25 dicembre, mentre l’episodio finale uscirà il 31 dicembre, a chiusura dell’anno e dell’intera saga.
Questa suddivisione, per Matt e Ross Duffer, non rappresenta una forzatura editoriale, ma una scelta pensata e condivisa in anticipo con la piattaforma. “Il Volume Uno esiste davvero come un mega-film a sé, ha il suo climax, e ne siamo molto entusiasti”, ha spiegato Ross Duffer, aggiungendo che a differenza della quarta stagione, stavolta la separazione in volumi era pianificata fin dall’inizio. Nella stagione precedente, infatti, la divisione in due parti era stata causata dalle difficoltà legate alla pandemia.
Il quarto episodio sarà centrale: «La cosa più difficile che abbiamo mai fatto»
Nel racconto dei Duffer, a colpire è soprattutto l’importanza assegnata al quarto episodio, che chiuderà il primo volume. Ross lo descrive come “il più impegnativo mai realizzato a livello tecnico”, superando perfino il gran finale della stagione. Un’impresa complessa sul piano della realizzazione, che secondo lui ha messo alla prova tutta la squadra di produzione.
“Anche se il finale è stato molto duro da affrontare emotivamente, a livello tecnico il quarto episodio è stato più complesso di qualsiasi cosa fatta prima”, ha dichiarato Ross. “Non so per quanti giorni mi sono ritrovato a piangere, e non sono uno che piange spesso… a parte con i film Pixar.” Un’affermazione che rende evidente quanto coinvolgente e personale sia stato il percorso verso la chiusura della serie.

Il tono delle dichiarazioni suggerisce una conclusione epica e carica di tensione, ma anche estremamente intima, capace di toccare profondamente chi ha lavorato alla serie per anni. Un addio che si preannuncia cinematografico per struttura e ambizione, diviso non casualmente in tre tappe narrative.
I fan coinvolti a lungo: «Come con Game of Thrones o Breaking Bad»
Anche Gaten Matarazzo, volto di Dustin, ha accolto con favore la decisione di suddividere la stagione in tre momenti distinti. “Sono contento che l’abbiano fatto, penso che questo approccio ridarà coinvolgimento alla visione collettiva. Mi mancano i tempi in cui si aspettava ogni settimana per una nuova puntata, come succedeva con Game of Thrones o Breaking Bad. Le conversazioni, le teorie, il senso di attesa, tutto quel fermento che oggi lo streaming ha in parte cancellato.”
In un’epoca dominata dal binge-watching, la scelta di Netflix di scaglionare l’uscita degli episodi potrebbe riportare quel senso di comunità che un tempo accompagnava le grandi serie tv. Anche se non si tratta di una pubblicazione settimanale, distribuire gli episodi in tre momenti chiave tra novembre e dicembre crea un arco narrativo diluito ma compatto, dove ogni volume può lasciare il segno e stimolare il dialogo tra gli spettatori.
Per i Duffer, il finale di Stranger Things rappresenta non solo la chiusura di un universo narrativo, ma anche l’occasione per innovare la fruizione seriale. Dopo anni in cui il modello Netflix è stato sinonimo di rilascio immediato di intere stagioni, questo ritorno alla diluizione temporale appare quasi simbolico. Una scelta che riporta il pubblico dentro il ritmo della narrazione, rendendo ogni episodio un evento e ogni blocco un punto di svolta.
